....la notte era buia più dell' abisso in cui ero sprofondato... Fuori il temporale gridava la sua collera... La febbre era salita...il mio corpo sembrava la superficie del sole per il calore che emanava... Stringevo le lenzuola...il delirio era sempre più evidente... Il mio corpo era bagnato di sudore come un prato, al mattino, viene coperto dalla rugiada dell' alba... Il mio pensiero in tanto andava a lei... Volevo affondare nelle sue passioni come un galeone si frantuma nella tempesta... Le sue forme erano lontane ma per la mia febbre erano lì...possenti nella loro dolcezza...violente...armate della sua feroce sensualità... Sentivo il suo respiro su di me come il sibilo del vento che squarcia le vele... Sringevo la sua carne...lei si attorcigliava a me... Il temporale cresceva come la mia febbre...come i miei incubi fatti d' instinto animale verso la preda che scappa...verso i suoi fianchi che sapevano di casa...verso la sua bocca che sapeva di possessione... Un tuono fatto di chiasso e terremoto mi svegliò... Il letto era fradicio...come se avessi dormito fuori...sotto la pioggia... Le lenzuola erano tutte in briciole...il mio corpo era freddo... Mi sentivo distrutto...la febbre era passata... Merito del mio fisico robusto...o merito suo...della sua grandiosa assenza? Mi guardai attorno... Ero solo. Il letto mi sembrava enorme nella sua piccolezza... Ero l' unico sopravvissuto della nave distrutta dalla tempesta... Sopravvissuto e stanco dalla sua potenza...o forse...dalla, di lei, assenza....
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